a meal of raw thoughts

19.4.08

senza parole


senza parole era il mio stupore, ieri sera, al centro culturale svizzero in p.zza cavour, ascoltando Christian Zehnder. mi sono intrattenuto a parlare con lui per un'oretta, dopo.

senza parole era la mia attenzione nel sentirlo raccontare di quando, studiando da baritono, scoprì la diplofonia (e il nostro demetrio stratos) e poi si recò in mongolia a praticare il canto dei monaci (simile per certi versi alla recitazione dei mantra indu).

senza parole era il suo canto ieri sera: un gorgheggiare di suoni, tutto il suo corpo teso nel far vibrare la colonna d'aria della sua "voce strumento". tutto il corpo usato per cantare. la voce usciva gutturale, di testa, di petto, di diaframma. spesso contemporaneamente. con gli armonici diplofonici che sembravano un digeridoo funambolico.

senza parole era il clarinettista che lo accompagnava, Don Li. Un clarinettista amico di nik baertsch con cui ha pure suonato (si sta sviluppando una sotterranea new wave musicale svizzera a cavallo tra l'avanguardia, il jazz, il misticismo e la sperimentazione elettronica), che improvvisava con il clarinetto in si bemolle e soprattutto il clarinetto basso a livelli stellari: dolphy meets zorn meets fripp (loop continui che ondeggiava con il suo mac e una tastierina che usava come sequencer). l'articolazione della lingua che usava l'ancia del clarone percussivamente con una pulizia e un controllo armonico cristallini. Il clarinetto usato come colonna d'aria per creare effetti rumoristici da mandare in loop progressivi e esponenziali stile soundscape.

senza parole, vi dico. e chi conosce la mia logorrea sa che non è facile tenermi un paio d'ore in silenzio.

 
Counter
Site Counters