Robert Wyatt, "Old Rottenhat"
Fede manda questa recensione. Approfittatene!
Quando mi innamorai della musica di Robert Wyatt comprai, nel giro di poche settimane, diversi titoli. Tipico atteggiamento da bulimico musicale che, fortunatamente, l'età e le ristrettezze economiche hanno corretto. Insomma, mi legai immediatamente a "Shleep", a "Rock Bottom", all'omaggio che gli tributò il Consorzio Produttori Indipendenti, ma questo "Old Rottenhat", così scarno, proprio non riuscì ad andarmi giù.
Be', l'ho rimesso nel lettore oggi, dopo molto tempo che non gli concedevo
un'altra possibilità.
Epifania.
Una tastierina con un suonino da quattro soldi, cianfrusaglie percussive tra cui anche qualche tamburo, la voce. Stop. Non c'è altro in questo manifesto anticapitalistico e antimperialista uscito dalla fantasia indignata di Wyatt alla metà esatta degli anni Ottanta. Ma quel che c'è basta. Di più: è giusto. Inutile cercarvi la policromia di "Rock Bottom".
Qui si parla di cose crude: è necessario essere nudi.
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